psicologia e psicoterapia
01.
Il modello teorico e operativo di riferimento è la Terapia Analitica fondata sul pensiero e la prassi di Carl Gustav Jung, che pone particolare attenzione alla teoria dei complessi, degli archetipi, dell’inconscio collettivo e del processo di individuazione.
Nella pratica della psicoterapia junghiana, oltre la tecnica del colloquio e la pratica della relazione analitica nel setting, sono di grande importanza l’analisi dei sogni e l’immaginazione attiva.
Mentre per Carl Gustav Jung nella prima parte della vita l’individuo dovrebbe avere come scopo principale l’adattamento, l’affermazione, la ricerca della propria collocazione nel mondo, il fine della seconda parte della vita dovrebbe essere invece “diventare se stessi”, trovare la propria autenticità e unicità (individuazione).
L’epistemologia junghiana parte dal confronto delle differenze. Siamo abitati da contraddizioni, da contrari, da punti opposti che divengono poli energetici, tra i quali scorrono la tensione psichica e la vita stessa. L’alterità ci abita e l’inconscio è sempre in dialogo con la nostra coscienza attraverso sogni, immagini, proiezioni e misteriosi fatti sincronistici, interrogandoci e costituendoci profondamente, diventando il primo e più importante fattore.
02.
La psicoterapia psicodinamica è un trattamento indicato:
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nel sostegno psicologico in genere;
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nelle difficoltà relazionali;
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nell’affrontare lo stress e il burn-out;
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nell’elaborazione del trauma;
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nell’elaborazione del lutto;
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nei disturbi d’ansia e di panico;
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nelle fobie;
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nella depressioni;
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nell’attraversamento del lutto;
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nei disturbi di personalità;
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nel sostegno psicologico alle psicosi;
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nelle dipendenze;
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nella crescita ed evoluzione personale.
Nella prospettiva della psicologia analitica junghiana, il sintomo non è soltanto un disturbo da eliminare, ma un messaggero dell’inconscio che porta con sé un significato ancora non integrato nella vita cosciente. La psicoterapia non si concentra esclusivamente sulla patologia, ma accompagna la persona nel riconoscimento e nello sviluppo delle proprie risorse interiori, del potenziale creativo e trasformativo che ciascuno porta in sé, nel cammino verso l’individuazione.
Uno sguardo sull’essere umano non fondata solamente sulla patologia ma con una attenzione particolare allo sviluppo delle risorse e del potenziale creativo e di guarigione che ognuno di noi porta dentro di sé.
03.
Che cosa è l’ipnosi? L’ ipnosi è una pratica terapeutica che permette di ottenere un profondo rilassamento psicofisico. Lo stato di trance ipnotica, in realtà, è uno stato naturale della mente che ogni individuo sperimenta ogni giorno e quindi si tratta, in fondo, di conoscerlo e di imparare a frequentarlo con un po’ più di confidenza.
La trance ipnotica è una condizione naturale della psiche nella quale la coscienza e l’inconscio entrano in contatto in modo prezioso, favorendo risposte terapeutiche. Guidato dallo psicoterapeuta il paziente viene condotto a ritrovare in se stesso questa capacità naturale di accedere alle proprie risorse e potenzialità, di amplificare le proprie percezioni e capacità, attivare risposte di autoguarigione.
L’ ipnologo, al di là di essere l’artefice del cambiamento che spesso viene favorito dalla trance, è solamente un facilitatore che aiuta il paziente a cercare e trovare il suo modo specifico di accedere a questo speciale stato di coscienza.
Da un punto di vista psicologico ed esistenziale, l’ipnosi può essere utilizzata come un’esperienza in grado di facilitare il cambiamento, aiutare a modificare e correggere credenze, condizionamenti e comportamenti disfunzionali, sperimentare nuovi comportamenti e strategie più funzionali, entrare in contatto con le proprie risorse. L’ ipnosi è senz'altro una pratica capace di aiutare l’Io a farsi più duttile, flessibile e rilassato nei confronti della mutevole, imprevedibile e spesso dolorosa realtà dell’esistenza, ad affrontare la sofferenza e il disagio psicologico in tutti i suoi aspetti.
Milton Erickson, un grande ipnologo che ha dato un notevole impulso e rinnovamento all’ipnosi moderna afferma: “La maggior parte delle persone camminano nel mondo in una trance negativa ossia di depotenziamento delle loro risorse”.
04.
L’EMDR (dall’inglese Eye Movement Desensitization and Reprocessing, Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari) è un approccio terapeutico utilizzato per il trattamento del trauma e di problematiche legate allo stress, soprattutto allo stress traumatico.
Dopo una o più sedute di EMDR, i ricordi disturbanti legati all’evento traumatico hanno una desensibilizzazione, perdono la loro carica emotiva negativa. Il cambiamento è molto rapido, indipendentemente dagli anni che sono passati dall’evento. L’immagine cambia nei contenuti e nel modo in cui si presenta, i pensieri intrusivi in genere si attutiscono o spariscono, diventando più adattivi dal punto di vista terapeutico e le emozioni e sensazioni fisiche si riducono di intensità. L’elaborazione dell’esperienza traumatica che avviene con l’EMDR permette al paziente, attraverso la desensibilizzazione e la ristrutturazione cognitiva che avviene, di cambiare prospettiva, cambiando le valutazioni cognitive su di sé, incorporando emozioni adeguate alla situazione oltre ad eliminare le reazioni fisiche. Questo permette, in ultima istanza, di adottare comportamenti più adattivi. Dal punto di vista clinico e diagnostico, dopo un trattamento con EMDR il paziente non presenta più la sintomatologia tipica del disturbo post-traumatico da stress, quindi non si riscontrano più gli aspetti di intrusività dei pensieri e ricordi, i comportamenti di evitamento e l’iperarousal neurovegetativo nei confronti di stimoli legati all’evento, percepiti come pericolo. Un altro cambiamento significativo è dato dal fatto che il paziente discrimina meglio i pericoli reali da quelli immaginari condizionati dall’ansia.
Si sente che veramente il ricordo dell’ esperienza traumatica fa parte del passato e quindi viene vissuta in modo distaccato. I pazienti in genere riferiscono che, ripensando all’evento, lo vedono come un “ricordo lontano”, non più disturbante o pregnante dal punto di vista emotivo.
Dopo l’EMDR il paziente ricorda l’evento ma il contenuto è totalmente integrato in una prospettiva più adattiva. L’esperienza è usata in modo costruttivo dall’individuo ed è integrata in uno schema cognitivo ed emotivo positivo. Cioè il paziente realizza le connessioni di associazioni appropriate, quello che è utile è appreso ed immagazzinato con l’emozione corrispondente ed è disponibile per l’uso futuro.
Dato il riconoscimento a livello mondiale dell’efficacia di questo metodo terapeutico per il trattamento del trauma, ad oggi più di 120.000 clinici in tutto il mondo usano questa terapia. Milioni di persone sono state trattate con successo negli ultimi anni.
Per ulteriori approfondimenti:
05.
La mindfulness è una pratica di consapevolezza che nasce dall’incontro tra antiche tradizioni meditative orientali e le più recenti ricerche scientifiche in psicologia. Significa imparare a stare nel momento presente, con apertura e senza giudizio, coltivando un atteggiamento di attenzione gentile verso ciò che accade dentro e fuori di noi.
Nella vita quotidiana, la nostra mente tende a correre tra passato e futuro: riviviamo esperienze che non possiamo cambiare o ci proiettiamo in scenari che ancora non esistono. Questo movimento costante può generare ansia, stress e un senso di distacco dal presente.
La mindfulness ci offre un’alternativa: rallentare, tornare a respirare, riscoprire la semplicità dell’“essere qui e ora”. Come ricorda il maestro zen Thích Nhat Hanh:
“Il momento presente è colmo di gioia e felicità. Se sei attento, lo vedrai.”
Numerosi studi hanno dimostrato che la mindfulness, se praticata con regolarità, porta con sé effetti positivi significativi:
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Riduzione dello stress: imparare a osservare i pensieri senza farsi trascinare da essi riduce la tensione mentale e fisica.
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Migliore gestione delle emozioni: riconoscere ciò che si prova, senza giudicarlo, permette di rispondere invece che reagire in modo impulsivo.
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Aumento della concentrazione: la mente allenata alla presenza diventa più focalizzata e meno dispersiva.
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Benessere psicologico generale: chi pratica mindfulness sviluppa un atteggiamento più compassionevole e accogliente verso se stesso e gli altri.
La mindfulness non è solo una tecnica riservata alla meditazione seduta. È piuttosto un modo di vivere. Si può praticare in ogni momento: respirando consapevolmente, camminando, ascoltando una persona cara o bevendo una tazza di tè. In questo senso, la mindfulness non aggiunge nulla di “estraneo” alla nostra vita: ci insegna invece a ritrovare piena presenza in ciò che già facciamo ogni giorno.
Negli ultimi anni la mindfulness è entrata a pieno titolo in diversi approcci psicologici, tra cui la Mindfulness-Based Stress Reduction (MBSR) di Jon Kabat-Zinn e la Mindfulness-Based Cognitive Therapy (MBCT), pensata per la prevenzione delle ricadute depressive.
Questo dimostra come la mindfulness non sia soltanto una filosofia di vita, ma anche uno strumento terapeutico validato dalla ricerca scientifica, che può integrarsi efficacemente in un percorso psicologico.
Praticare mindfulness significa concedersi un momento per respirare, osservare e accogliere la vita così com’è. In un’epoca dominata dalla velocità e dall’iperconnessione, essa rappresenta un invito gentile a ritrovare spazio, silenzio e presenza.
Thích Nhat Hanh lo riassume con semplicità:
“Inspirando, calmo il corpo. Espirando, sorrido. Dimorando nel momento presente, so che è un momento meraviglioso.”
La mindfulness è quindi un percorso di consapevolezza accessibile a tutti: un invito a vivere in modo più autentico, leggero e radicato nel presente.